martedì 2 dicembre 2014

Shafique Kesavjee - Il re, il saggio e il buffone


Ho appena finito di leggere il libro di Shafique Kesavjee - “Il re, il saggio e il buffone”. E' un libro che parla di un torneo alquanto originale che si svolge in un ipotetico regno. Il torneo viene indetto dal Re di questo stato a seguito di un sogno che turba le notti dei tre protagonisti, appunto il Re, il Saggio e il Buffone del titolo. Ma cosa hanno sognato i tre personaggi? Qualcosa di misterioso ed inquietante al tempo stesso e che richiede una risposta di tipo religioso, più che razionale. Il regno, però, non ha una religione di stato, quindi quale scegliere? Vengono così invitati i rappresentanti, ritenuti dai capi religiosi delle principali religioni i più preparati, da far competere con gli altri; gli atleti devono esporre i principi della propria religione e sottoporsi, interessante idea, alle domande del pubblico e degli altri “atleti” (per la cronaca partecipano un ateo, un cattolico, un musulmano, un induista, un buddhista ed un ebreo), confronto che si tinge anche di un piccolo mistero...
E' un'utopia avere un'olimpiade delle religioni? Da come vanno le cose direi proprio di sì, specialmente quando una confessione si ritiene superiore alle altre e specialmente quando c'è la convinzione che tutti la debbano pensare alla stessa maniera. L'autore, che tra l'altro è un pastore protestante, mette in evidenza molti punti di contatto tra le varie religioni, più che delle differenze; altro aspetto interessante è che abbia dato l'opportunità anche ad un ateo di esprimere il punto di vista di chi non crede, dato che gli atei spesso non vengono nemmeno considerati nelle dissertazioni teologiche. Ma al di là di tutto questo, ripeto, c'è sempre la convinzione che “la mia religione sia migliore della tua”.

Frase del libro che ho sottolineato
  • “Se Dio esiste, come può sopportare tutto questo senza alzare un dito? Eppure il cielo resta silenzioso, <<L'unica scusa di Dio è non esistere>>, ha scritto Stendal." Citazione dalla prova dell'ateo.

P.s. Proprio in questi giorni ho letto un articolo in cui il Professor Veronesi si domandava come potesse esistere un Dio dopo quanto accaduto ad Auschwitz o dopo aver visto bambini malati di cancro. Apriti cielo, ho letto alcuni forum di chi contestava le affermazioni di Veronesi spesso con una animosità che ci porta poco lontano. Perché siamo convinti di essere nel giusto qualunque credo si abbia e gli altri siano nel torto. Mah!?

Shafique Kesavjee - Il re, il saggio e il buffone, Einaudi editore, 221 pagine.

martedì 18 novembre 2014

Paul e Virginie - Bernardin de Saint Pierre


Ho appena finito di leggere “Paul e Virginie” di Bernardin de Saint – Pierre. E' un libricino, o meglio, poco più di un breve racconto ambientato in una colonia francese, “Ile de France”, intorno al XVIII secolo e narra la storia di due donne che trovano rifugio in quest'isola dopo che la società francese in qualche maniera le ha messe al bando, una perché aveva sposato un uomo di umili origini e l'altra perché rimasta incinta e abbandonata. Paul e Virginie sono i figli di queste due donne che crescono come fratelli e s'innamorano in maniera casta e pura l'uno dell'altra (Virginie di nome e di fatto). E' un racconto che scorre bene, in cui l'autore fa capire fin dall'inizio l'esito della storia e dove tra le tante virtù dei protagonisti c'è anche quella di possedere degli schiavi di colore e “… volergli bene...”: ne sono passati di anni, oggi non li chiamiamo più schiavi, magari immigrati o extracomunitari, ma alla fine molti sono trattati alla stessa maniera di un tempo.
C'è una frase che ho sottolineato in questo libro che, nonostante sia stata scritta alla fine del '700, mostra come anche l'animo umano sia poco cambiato.”...Ma loro respinsero sempre gli inviti in modo cortese e rispettoso, nella convinzione che i potenti cercano i deboli soltanto per circondarsi di persone compiacenti e che la compiacenza e' possibile solo adulando le passioni altrui, buone o cattive che siano.”

Frase da ricordare
Un buon libro e' un buon amico.

Bernardin de Saint Pierre - Paul e Virginie
1787 - 131 pagine -Fabbri Editori

venerdì 17 ottobre 2014

Diari Segreti - A. Speer


Ho appena finito di leggere i “Diari segreti di Spandau” di Albert Speer. Provo a condensare in poche frasi un libro che tratta di un periodo storico che ancora provoca dolore al solo pensiero. Non mi ricordo quale sia stato il flusso di pensieri che mi ha portato a cercare ed infine a leggere questo libro. Per chi non conosce di cosa stia parlando faccio un accenno sul suo autore: Albert Speer, anche soprannominato l'Architetto del Diavolo, è stato l'architetto di fiducia di Adolf Hitler; ebbe l'incarico di mettere su carta le idee architettoniche del Fuhrer in merito alla nuova Berlino, e questa fiducia gli valse durante la II Guerra Mondiale la nomina a Ministro degli Armamenti del Reich.
Il libro, come si può capire, è un diario dei suoi 20 anni passati in prigione a seguito del processo di Norimberga, una cronaca quasi giornaliera condita da riflessioni e descrizioni delle attività svolte all'interno del carcere, delle dinamiche tra prigionieri e carcerieri.
Le riflessioni che ho fatto durante la lettura sono state molteplici, per esempio: che tipo di uomo era Speer, perché, di fondo, al di là di tutto quanto ha scritto, ho percepito che si riteneva non colpevole nei confronti dei capi d'imputazione per cui era stato condannato (pur essendosi dichiarato colpevole durante il processo); anzi in alcune sue riflessioni considera i suoi carcerieri altrettanto colpevoli in quanto anche loro hanno utilizzato in maniera coatta i prigionieri per farli lavorare come lui fece con gli ebrei, peccato che l'alternativa fosse il campo di concentramento, in più occasioni mostra gratitudine nei confronti di Hitler, dando rilievo ai suoi sogni di grandezza come architetto, mettendo su un piano secondario il lucido progetto di genocidio, che fu messo in atto, dei morti che la guerra ha provocato, come del resto ogni guerra provoca. Anche le critiche che muove nei confronti di Hitler sono enfatizzate più per le sue scelte architettoniche che per altro. Un'altra riflessione che mi è nata è stata quella dell'utilità dell'impianto carcerario di Spandau, che vedeva la presenza contemporanea dei carcerieri delle quattro potenze vincitrici la guerra, 4 direttori, sempre uno per nazione vincitrice del conflitto, il tutto per controllare i 7 prigionieri e per controllarsi a vicenda. Tutto questo dispiegamento di forze non è riuscito ad impedire la fuoriuscita di informazioni dal carcere, questi diari ne sono la testimonianza, un dispendio di energie e denaro che forse oggi, con il senno di poi, non so quanto sia stato utile ed educativo (sic!).

Albert Speer – Diari segreti di Spandau
1965, 534 pagine edizioni Mondadori.

martedì 7 ottobre 2014

Pochi inutili nascondigli - G. Faletti


Ho appena finito di leggere il libro “Pochi inutili nascondigli” di Giorgio Faletti, scelta che è stata condizionata dalla recente scomparsa di questo autore poliedrico (morto il 4 luglio di quest'anno). Dopo aver letto, con entusiasmo, “Io uccido” e “Niente di vero tranne gli occhi”; ho voluto leggere anche questa sua opera che è una raccolta di racconti, sette per l'esattezza, che trattano della “signora vestita di nero”, che tuttavia, per le diverse occasioni, indossa un abito rosso oppure è un uomo con un panciotto vistoso con in bocca un lecca-lecca o addirittura veste i panni di un licantropo. In linea con i due libri che ho letto in precedenza, si tratta di racconti dove c'è una tinta di giallo e dove la morte gioca con i protagonisti, in alcuni casi li alletta per poi prenderli con sé, con un tocco di surrealismo che li rende particolari e non banali. Devo fare due note, una sul racconto, “Graffiti”, che vede come protagonista un professore delle superiori frustrato al quale hanno rifiutato un'opera prima e che “Odiava il suo lavoro che lo costringeva a stare seduto a sorvegliare una massa di larve che cercava disperatamente di finire il compito in classe prima di quella stramaledetta campana che non suonava, non suonava, non suon...”: questo è il filo conduttore nel suo rapporto con il proprio lavoro, con la propria vita,: Ad un certo punto prende il coraggio, ma non per riscattarsi di una vita mediocre come si potrebbe pensare, ma per compiere un gesto che ne mostra ancora di più la mediocrità , che quindi non è data dalla scuola, dai ragazzi , ma è proprio insita nel personaggio... Che tristezza mi ha fatto, perché ne vedo quotidianamente intorno a me di questi personaggi. L'altra nota è sui ringraziamenti dell'autore, in cui ho letto il lato ironico di Faletti con il quale si e' fatto conoscere al pubblico: “Porco mondo”.

Giorgio Faletti – Pochi inutili nascondigli
2014, 376 pagine, edizioni Baldini & Castoldi

domenica 14 settembre 2014

Benvenuti!


Buonasera a tutti quelli che vorranno leggermi su questo blog.
Siamo nell'era del mettere in rete i propri pensieri: perché proprio io dovrei esimermi dal farlo?
La mia idea è quella di mettere nero su bianco le impressioni a caldo dopo aver letto un libro, le riflessioni che il libro mi ha suscitato durante la lettura e così via; non troverete una critica letteraria (per questo ci sono personalità ben più autorevoli di me), solo pensieri in libertà. Il nome del blog ovviamente è ispirato al cappellaio matto di “Alice nel paese delle meraviglie”. Nel mio caso piccolo perché per raggiungere le sue vette ne ho di strada da fare, e matto perché non ho un genere che prediligo rispetto ad un altro, per cui mi può incuriosire un romanzo leggero come un testo sulle religioni, una spy story come un fumetto: leggo quello che mi va di leggere in quel preciso momento in cui allungo la mano in uno scaffale della biblioteca o libreria che sia. Spero che questo blog possa essere di interesse a qualcuno.
Il piccolo libraio matto.