Ho appena finito di
leggere il penultimo libro di Jo Nesbo – “Lo spettro”. In
questo capitolo della saga, Harry Hole, dopo il suo addio al corpo di
polizia e dopo tre anni di auto-esilio ad Hong Kong, è costretto a
tornare nella sua Oslo perché Oleg, il figlio di Rakel (la donna che
era riuscita a tirarlo fuori dal tunnel), è accusato di omicidio, un
buon motivo per ritornare visto come entrambi si fossero affezionati
l'uno all'altro. Come al solito ci troviamo di fronte a diversi
protagonisti legati tra loro, un pilota di aerei di linea cocainomane
e oberato dai debiti che si “presta” a fare il corriere della
droga lungo le rotte internazionali, una nuova droga, la “violina”,
più economica rispetto ad altre droghe ma con maggiore effetto
stupefacente e in grado di creare più dipendenza, Gusto, che da
piccolo spacciatore diventa il nuovo referente per la vendita di
questa droga e che viene trovato ucciso, forse proprio da Oleg, un
nuovo cartello della droga che sbaraglia in maniera più o meno
“elegante” la concorrenza, un poliziotto corrotto, Sergej,
designato ad uccidere il nostro eroe, e un ratto femmina, che deve
andare ad allattare i suoi piccoli, ma trova il corpo di Gusto lungo
la sua strada, …..storie parallele che inevitabilmente andranno a
collidere perché tutte hanno un comune denominatore. Hole, avendo
lasciato il corpo di polizia, non può condurre direttamente le
indagini, ma una volta iniziato un lavoro non può che portarlo a
termine, con tutte le conseguenze che ne.deriveranno. La Norvegia
dipinta da Nesbo non sembra corrispondere al paese che immaginavo, e
a questo punto mi domando se sia veramente così oppure se la realtà
descritta da Nesbo, se cosi possiamo dire, faccia parte di ogni
grande città e quindi, anziché descrivere le gesta di Hole a Oslo,
Nesbo avrebbe potuto raccontare quelle dell'ispettore Rossi a Milano,
di Clouseau a Parigi o di Derrik a Berlino Anche questo libro termina
con un colpo di scena clamoroso.
martedì 29 dicembre 2015
domenica 6 dicembre 2015
Jo Nesbo - Il leopardo
Ecco un altro libro
letto di Jo Nesbo, “Il leopardo”. Mi sono avvicinato a questo
libro con l'idea che non mi avrebbe stupito più di tanto: ormai sono
quasi alla fine della saga del commissario Harry Hole, so che è un
poliziotto inviso ai colleghi e tollerato solo per la sua
bravura....., cos'altro potrà mai scrivere? L'inizio del libro è
alquanto truculento e nel successivo capitolo troviamo il commissario
perso sia fisicamente che psicologicamente in una Hong Kong dalle
atmosfere cupe come quelle che si vedono nel film “Blade Runner”.
Alla fine della lettura Nesbo mi ha convinto che era necessario
aggiungere un altro capitolo alla sua saga. “Il leopardo” è un
romanzo che ha diversi rimandi al precedente, “L'uomo di neve”,
per cui va letto subito dopo per non perdersi tutti i riferimenti al
serial killer dell'altra storia. Hole, nonostante abbandoni il corpo
di polizia, è e rimane un poliziotto nella profondità della sua
anima. E' decisamente fuori dalle righe e gli interessa catturare i
criminali piuttosto che il proprio prestigio personale (a differenza
del nuovo avversario, interno alla polizia, che si trova a
combattere). Nesbo ha trovato la formula per tenermi attaccato a
leggere il libro fino alla fine e a farmi venire la voglia di
comprare anche il prossimo.
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