giovedì 29 settembre 2016

Antonio Manzini - 7/7/2007

Di Manzini non avevo ancora letto niente, anche se un amico me lo aveva consigliato quando ci eravamo confrontati sui “nuovi” giallisti, vedi Malvaldi, e l'inossidabile Camilleri. Poi durante le ferie ad Aosta le librerie esponevano la locandina di questo suo ultimo libro ed infine è stato in classifica tra i libri più letti: mi sono detto che forse era arrivato il momento di leggerlo. Nonostante che il vice questore Schiavone sia un personaggio nato diversi libri fa, sono riuscito a seguire bene la storia, per cui questo racconto può stare benissimo anche come episodio a se stante. Il libro inizia, appunto, con il Dott. Schiavone che è stato distaccato ad Aosta (ecco il perché delle locandine in vetrina), ma il suo passato lo perseguita ancora, tanto che il libro è incentrato sull'ultima indagine svolta e conclusa proprio il 7/7/2007, giorno in cui la sua vita è radicalmente cambiata.

Curiosa la personale scala di apprezzamento che il vicequestore impiega per catalogare gli eventi, scala che parte dal VI per arrivare al IX grado delle rotture di coglioni. Ad esempio “l'aria condizionata gelida s'era piazzata di diritto all'ottavo grado pieno, soprattutto quando fuori c'è un caldo demenziale”.