(Sellerio Editore Palermo)
In una Roma cupa di periferia si intrecciano le
storie di René, di suo fratello Dario, e di un piano per far
risparmiare i soldi all'INPS.
René è un malvivente che le patrie galere
conoscono bene e che, durante un periodo in cui è libero, attua
insieme ad altri tre complici una rapina. La fuga non è come era
stata programmata: René viene intercettato e arrestato da una
pattuglia dei Carabinieri. Ben presto, però, si rende conto che non
si tratta di veri tutori dell'ordine ma dei componenti di un'altra
banda criminale. René ed i suoi amici, infatti, involontariamente
avevano fatto una rapina in una filiale di una banca dove era
pianificato un colpo ben più cospicuo…. Del resto, però, coloro
che “lavorano” nel settore delle rapine sono un po' tutti
colleghi, e così la questione viene “chiarita”.
Dario, fratello di René, è un semplice impiegato
dell'INPS che, però, quando non ce la fa più a ingoiare bocconi
amari, fa uscire la “tigre” che ha nello stomaco “sbranando”
il malcapitato di turno. I problemi per Dario iniziano quando
casualmente rinviene i soldi della rapina fatta da René e se ne
impossessa, scatenando ovviamente una serie di sospetti e accuse tra
le bande di malviventi. Sul finale, comunque, la “tigre” risolve
il problema...o almeno così sembra.
Le vicende nella loro articolazione si seguono
bene, anche se la parte relativa all'INPS, di cui volontariamente non
descrivo niente, è curiosa ma staccata dal resto della storia:
Manzini avrebbe potuto farne tranquillamente un altro libro.
Frase sottlineata
René durante uno scambio con un appuntato dei
Carabinieri lo sfida minacciandolo di fargliela pagare una volta
uscito di prigione, l'appuntato chiede cosa glielo impedisca di farlo
subito e René risponde: “Tua madre. Potrebbe essere pure la mia,
lo sai? Mio papà da giovane andava spesso a mignotte”.