domenica 29 dicembre 2024

Nanako Hanada – Storia di una libraia di Tokyo (trad Mariella Martucci, ed. HarperCollins)

 

Storia di una libraia di Tokyo di Nanako Hanada è un romanzo che si muove con passo leggero ma incisivo tra solitudine, rinascita e il potere trasformativo dei libri. La narrazione segue Nanako, una donna alle prese con il disfacimento della propria vita dopo un divorzio. Si ritrova senza una casa stabile e con una carriera stagnante nella libreria che dirige a Tokyo e che un tempo le donava felicità ed entusiasmo. Eppure, proprio in quel vuoto, emerge un'idea semplice, quasi casuale: iscriversi a un sito di incontri, non per cercare amore, ma per fare ciò che ama di più, consigliare libri.

Questa scelta, apparentemente priva di grandi pretese, si rivela invece una chiave di svolta. Attraverso i dialoghi con sconosciuti, ognuno con le proprie fragilità e desideri inespressi, Nanako non solo arricchisce il suo mondo interiore, ma riscopre una vocazione profonda: rimanere fedele ai libri, usarli per ascoltare e comprendere gli altri, e al contempo riconnettersi con se stessa.

Il romanzo, che sa essere essenziale e mai retorico, assume un significato ancora più intenso quando ho scoperto che è un’autobiografia. Sapere che Nanako è davvero una libraia di Tokyo, che ha attraversato questa crisi e ha scelto di raccontarla con sincerità e misura, dona all'opera una dimensione di autenticità difficile da ignorare.

Non è una storia che cerca di impressionare con colpi di scena o artifici narrativi. È una trama sottile, costruita su dettagli che illuminano la quotidianità e sui dialoghi che restano impressi per la loro verità. Più che la sequenza degli eventi, colpisce il messaggio che emerge: l’importanza di trovare senso e bellezza nel proprio mestiere, di trarre forza dalle proprie passioni per reinventarsi e andare avanti.

Storia di una libraia di Tokyo - Nanako Hanada - copertina

domenica 8 dicembre 2024

Eric Gobetti – I carnefici del Duce (ed. Laterza)


 

Un libro che si addentra nei massacri compiuti dagli italiani durante il regime fascista, con uno sguardo che non è di condanna morale, ma di ricerca della verità. L’autore pone una domanda essenziale: chi furono davvero i carnefici del regime? Attraverso documenti, testimonianze e frammenti di memoria, il racconto smonta con precisione chirurgica il mito che vuole la violenza fascista come un’eccezione, un errore attribuibile a poche "mele marce".

La realtà che emerge è ben diversa: la repressione e la violenza erano parte integrante del sistema, non episodi isolati ma pratiche diffuse e, spesso, accettate con sorprendente naturalezza. Dalle città italiane, dove si schiacciavano i dissidenti politici, alle colonie, dove il regime si macchiava di crimini brutali, si disegna un quadro che è difficile ignorare.

Con rigore e attenzione, l’autore sposta il fuoco da Mussolini ai suoi collaboratori, ai funzionari, ai soldati, fino ai cittadini comuni. Chi erano coloro che trasformavano le direttive in azione, le parole in sangue? La risposta, forse, è più complessa e inquietante di quanto siamo pronti ad accettare. Un libro che non punta il dito, ma invita a guardare con lucidità dentro la storia. E, inevitabilmente, dentro di noi.