Confesso che prima di leggere questo libro, David Sedaris mi era completamente sconosciuto. Non è solo una frase di circostanza, ma una realtà che va presa per quello che è. Forse è proprio per questo, non avendo idea di cosa aspettarmi, mi ha davvero colto di sorpresa. In modo positivo, per fortuna.
"Mi raccomando: tutti vestiti bene" è una raccolta di brevi testi autobiografici, sono frammenti di memoria narrati con un tocco comico che spesso sfiora l'assurdo. Sedaris parla di sé, della sua famiglia, della sua infanzia e giovinezza, delle sue stranezze. Lo fa con una voce inconfondibile, ironica ma mai cinica, dissacrante ma profondamente umana.
La famiglia è il fulcro del libro. Una famiglia numerosa, eccentricamente normale. Ogni membro è descritto con attenzione, attraverso aneddoti che a volte sono surreali, altre volte teneri, ma sempre credibili. E nella credibilità – anche quando è distorta dall'ironia – si cela la forza della narrazione. Perché ciò che Sedaris ci mostra non è solo la sua famiglia, ma l'idea stessa di famiglia: le tensioni, le abitudini, i silenzi, le contraddizioni.
C'è un umorismo particolare nelle pagine di questo libro. Un umorismo che non si limita a far ridere, ma invita anche a riflettere. Sedaris ha un talento raro: quello di far luce sugli angoli nascosti della vita quotidiana. Riesce a far emergere piccole verità dalle pieghe delle cose comuni, come se scrivendo cercasse – e forse trovasse – un ordine nel disordine della memoria.
Frasi sottolineate
A quanto pare non sono in grado di comprendere che le cose importanti per me non lo sono automaticamente anche per gli altri, perciò faccio sempre la figura del missionario, una persona il cui compito è convertire, piuttosto che ascoltare. «Sì, il vostro dio Tiki è molto bello, ma siamo qui per parlare di Gesù.»