Ho appena finito di
rileggere “Lettere contro una guerra” di Tiziano Terzani. E' un
libro che ogni volta mi stimola nuove riflessioni. L'occasione per la
sua lettura sono state le ultime tragiche vicende accadute a Parigi,
mi riferisco all'uccisione dei vignettisti della rivista satirica
“Charlie Hebdo”, di due poliziotti, poi di un'altra poliziotta e
quattro avventori di un supermercato.
Nei giorni seguenti a
questi avvenimenti, quando era chiara l'origine islamica degli
attentatori, c'è stato un florilegio di opinioni per lo più
inneggianti all'odio razziale e questo mi ha ricordato lo scontro che
ci fu tra Oriana Fallaci e Tiziano Terzani all'indomani
dell'attentato alle Torri Gemelle di New York. Oggi come allora molti
inneggiano ai pensieri che la Fallaci esternò su un quotidiano e che
poi ha raccolto nel libro “La rabbia e l'orgoglio”. A questi c'è
stata la risposta di Terzani con altrettanti interventi sul medesimo
quotidiano. L'interventismo auspicato dalla Fallaci a cosa ha
portato? A mio parere a niente di buono. Le nostre città si stanno
trasformando in ghetti dove confinare l'altro, dove il nome di un dio
poco considerato prima, ora viene utilizzato per imporre una visione
religiosa ad uno Stato laico, riscoprendo solo sulla carta un nuovo
sentimento religioso. Sì, solo sulla carta; alla prova dei fatti
questi nuovi ortodossi sono i primi a non rispettare i dettami che la
loro religione professa e questo a cosa porta? A sempre maggiore
distanza tra le persone, aumentando la diffidenza degli uni con gli
altri. In questi frangenti pochi riscoprono una visione diversa dei
fatti, come fece Terzani, giornalista di guerra, come la Fallaci, che
non si è limitato però a sentire il parere di una parte in
conflitto, di una verità preconfezionata, ma ha anche cercato di
capire la visione dell'altro. Così, con questa sua innata curiosità
e nonostante fosse in pensione e malato, ha ripreso il taccuino e la
penna, è andato là dove ha avuto “origine” tutto il male,
ovvero l'Afganistan, a ripercorre le origini di una tragedia, che
all'epoca era l'attacco alle Torri gemelle, mentre ora è la lotta
all'Isis. Se letto con attenzione, è facile comprendere come
l'occidente sia responsabile di quanto sia accaduto ieri e di cosa
sta accadendo oggi, con il vantaggio che quanto accadde nel 2001 fa
già parte della storia e quindi dovrebbe esserci di insegnamento.
Cosa ha portato la guerra tanto invocata? Ora abbiamo l'opportunità
di capire che la guerra, l'inneggiare allo scontro di civiltà, non è
mai la soluzione!
Frasi da ricordare:
- “Le guerre cominciano nella mente degli uomini ed è nella mente degli uomini che bisogna costruire la difesa della pace” - preambolo della costituzione dell'UNESCO.
- ...così è diventato il nostro mondo: la pubblicità ha preso il posto della letteratura, gli slogan ci colpiscono ormai più della poesia e dei suoi versi. L'unico modo di resistere è ostinarsi a pensare con la propria testa e soprattutto a sentire col proprio cuore. (penso a quando tutti si sentivano americani e ora sono tutti Charlie Hebdo).
- A noi può parere strano, ma c'è oggi nel mondo un crescente numero di persone che non aspira ad essere come noi, che non insegue i nostri sogni, che non ha le nostre aspettative e i nostri desideri.
- A noi piace vedere il mondo come lo conosciamo e quindi siamo solo capaci di immaginarci la liberazione di Kabul come una liberazione dal burqua: se le donne non lo buttano via, le incitiamo o le paghiamo perché lo facciano, come pare abbia fatto una troupe televisiva. (penso all'On. Santanché che organizzò una protesta anti-burqua)
- La verità è che si deve evitare tutto ciò che può umanizzare la figura del “nemico”, tutto ciò che può spiegare le sue ragioni. Il nemico va presentato come un inaccettabile mostro da eliminare.
- ...è folle la guerra di Osama bin Laden e quella di Geroge W. Bush. Tutti e due citano Dio, ma con questo non rendono più divini i loro massacri.
Tiziano Terzani –
Lettere contro la guerra, TEA, 177 pagine. 181
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