venerdì 3 giugno 2016

Concordia

Ho appena finito di leggere un e-book edito dal quotidiano “Il Tirreno”, “Concordia”. E' una raccolta di articoli sulla tragedia della nave da crociera Costa Concordia naufragata il 13 gennaio del 2012 dopo un “inchino”, ovvero, un passaggio effettuato fuori rotta vicino all'isola del Giglio: risultato chiglia squarciata e fine della nave.
Il libro è incentrato soprattutto sulle operazioni di raddrizzamento dello scafo, condizione preliminare per liberare l'isola da questo ospite scomodo e ingombrante. Narra le fasi del parbukling, termine inglese che indica le operazioni del raddrizzamento, della professionalità del team multinazionale guidato dal sudafricano Nick Sloan, e ,con una certa enfasi, del riscatto dell'Italia dopo la pessima figura fatta con l'affondamento della nave, perché, dobbiamo ricordarlo, la nave era italiana, così come la compagnia di navigazione e il comandante.
Se vi aspettate un libro che affronti il tema delle responsabilità del naufragio rimarrete delusi, e questo è comprensibile dato che il processo è ancora in corso; sottolineo solo cosa pronunciò il comandante Schettino subito dopo l'incidente: "Caggio ho combinato"-  e con questo anch'io non mi spingo oltre.
Tra i vari capitoli c'è anche quello dedicato alle vittime del naufragio, 32 persone, di cui due ritrovate solo dopo molto tempo, vittime che potevano certo essere evitate se l'inchino non fosse stato fatto. Personalmente, se dovessi mettere su un piatto della bilancia la tragedia e sull'altro il trionfo nel recupero,.... beh è vero che quest'ultimo è stato frutto di alta ingegneria ma è ben poca cosa rispetto all'affondamento della nave e alla perdita delle vite umane. E soprattutto dovuto a cosa? Alla stupidità, all'arroganza, alla superficialità? Chissà se l'inchiesta e il processo riusciranno a darci queste risposte: di certo non è stato lo scoglio a causare l'affondamento della nave e la morte di quelle 32 persone.

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