Arnaldur Indridason - Le notti di Reykjavik (2014
per Guanda), traduzione di A. Storti
Romanzo poliziesco di Indridason, scrittore
islandese, che ha come protagonista un giovane poliziotto, Erlendur
Sveinsson, con l'ambizione e le qualità che lo portano ad essere
qualcosa di più di un semplice agente destinato al turno di notte e
impegnato a sedare risse, fermare ubriachi al volante o intervenire
in liti familiari. Sveinsson da sempre è attratto da tutto quello
che ruota intorno alla scomparsa delle persone e proprio in
quell'estate del 1976 la capitale islandese è interessata da due
episodi apparentemente senza connessione tra loro, la scomparsa di
una ragazza e la morte di un barbone, casi che i colleghi, ben più
titolati di lui, liquidano in fretta e furia. Sveinsson, per pura
passione, comincia ad interessarsi alle due storie e ad indagare,
alimentando così le proprie velleità di investigatore. In questo
suo ruolo di novello investigatore è agevolato anche dal fatto che i
turni di notte non gli permettono di avere una vita privata normale
e, come spesso accade ai protagonisti dei libri gialli, Sveinsson
conduce una vita da lupo solitario.
Proseguo con l'approfondire la letteratura del
nord Europa. Questo autore islandese non è riuscito però a
stuzzicare più di tanto la mia curiosità. E' bravo a seminare
indizi lungo tutto il romanzo, indizi che inevitabilmente portano il
lettore molto vicino alla soluzione del caso; tiene abbastanza
incollati alle pagine, ma nonostante tutto l'autore non mi ha
appassionato.
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