Liza Marklund – I dodici sospetti (2015 ed.
Marsilio, Collana Farfalle)
Trad. L. Cangemi
Una sera piovosa d'estate, al termine della
registrazione di un programma d'intrattenimento in un castello vicino
a Stoccolma, la conduttrice viene trovata morta all'interno di un
“ob-van”. Al castello sono rimaste dodici persone, ognuna delle
quali con un risentimento specifico nei confronti della star, e che
diventano quindi tutte sospettate dell'omicidio. C'è la direttrice
di produzione invidiosa, il manager appena licenziato, il direttore
della televisione che ha appena fatto fuori la presentatrice per gli
scarsi risultati dei suoi programmi, e così via. Se poi ci
aggiungiamo che tutti i personaggi erano ubriachi e nessuno ha un
ricordo limpido della serata il mistero è servito a puntino. Annika
Bengtzon, una giornalista d'inchiesta, si trova così a dover partire
per il castello durante la festa di mezza estate, litigando con il
compagno e mettendo a nudo tutte le sue insicurezze di donna, di
moglie e di madre, ma ben consapevole del proprio lavoro e delle
proprie capacità critiche e per questo invisa da alcuni colleghi in
quanto la “preferita” dal condirettore Schyman.
La Marklund riesce a mantenere viva l'attenzione
portando avanti le indagini, la vita privata di Annika e le vicende
del giornale senza perdere colpi o confondere il lettore. L''unico
dubbio è l'impressione di aver già letto qualcosa di simile nei
grandi gialli del passato. Altro discorso è il ritratto della Svezia
che la Marklund ci offre: sbornie di gruppo, il marito di Annika che
si ubriaca anche a metà settimana, il sottobosco neonazista e chi
più ne ha più ne metta.
Frasi sottolineate
“Non crederete che io ...” “A credere si va
in chiesa” lo interruppe il poliziotto.
“Già. Pensi che prima o poi riuscirò mai a
finire?” “Prima o poi si finisce sempre” rispose lui, sedendosi
su un armadietto d'archivio. “L'importante è fare tutto per bene”.
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