Ci sono libri che raccontano il passato con la voce monotona degli archivi, e poi ci sono quelli che lo riportano in vita, vibrante e inquietante. "La storia se ne frega dell’onore" appartiene a questa seconda categoria.
Siamo a Milano nel 1936, nel cuore del regime fascista. Luigi Bassetti, un direttore editoriale e oppositore del regime, perde la vita in quello che sembra un semplice incidente stradale. Ma le cose non sono così semplici. C’è un manoscritto scomparso, un’autobiografia esplosiva che potrebbe mettere in discussione una verità tanto sbandierata dal fascismo. E poi c’è Donatella, la compagna di Bassetti, che non si accontenta di risposte superficiali. Un commissario indaga, muovendosi tra ombre che lo sovrastano, tra delazioni e mezze verità.
Il fascismo qui non è solo uno sfondo storico; è un’atmosfera che pervade ogni gesto, ogni conversazione, ogni sguardo. È la paura che costringe a sussurrare invece di parlare, il sospetto che si insinua nelle amicizie, la consapevolezza che la giustizia non è affatto sinonimo di verità.
La scrittura di Ferrari è precisa e diretta. Non si perde in divagazioni inutili, non cerca effetti speciali. Racconta i fatti e lascia che siano i dettagli a parlare. Il risultato è un romanzo che è sia un’indagine che una riflessione sul potere, sulle sue ipocrisie e sulla vulnerabilità di chi cerca di opporsi.