Quante volte, davanti a un’opera d’arte, soprattutto se moderna,
ci siamo detti: “Lo potevo fare anch’io”? È un pensiero che
suona quasi come un modo per giustificarci, per chiudere la questione
e non affrontare il fatto che, in realtà, non l’abbiamo fatto. Non
ci abbiamo pensato, non siamo andati oltre, e tutto ciò che segue
sarà solo un tentativo di imitazione, una distorsione della realtà.
È proprio a questo tipo di reazione che Francesco Bonami risponde
nel suo libro Lo potevo fare anch’io. Con il suo stile ironico e
provocatorio, ma al contempo chiaro e incisivo, l’autore ci guida
nel mondo dell’arte contemporanea, smontando una volta per tutte il
mito dell’opera facile e banale. L'arte contemporanea, del resto, è
sempre stata un campo di divisioni: c'è chi la ama, chi la detesta,
e chi, di fronte a un’opera minimalista o concettuale, partendo
dalla propria perplessità, sente il bisogno di liquidarla con un
giudizio superficiale.
Bonami
è un critico d’arte e un curatore di fama internazionale, ci guida
in questo viaggio attraverso i meccanismi che determinano il valore
di un’opera in maniera leggera e ironica. La sua scrittura non ha
l’aria di un trattato accademico accessibile anche a chi non è
esperto del settore. Non si tratta di un testo che vuole impartire
lezioni, ma di un invito a riflettere e a mettersi in discussione. 
Nel
libro, Bonami ci parla di artisti come Duchamp, Warhol e Hirst,
spiegandoci perché opere che sembrano semplici, se non addirittura
banali, siano in realtà il frutto di intuizioni straordinarie, di
visioni che ci costringono a rivedere le nostre certezze. E se,
leggendo, vi siete detti “Lo potevo fare anch’io”,
probabilmente il libro vi farà capire che no, non l’avreste potuto
fare. E che forse, dopo tutto, un’opera d’arte non è solo una
questione di abilità tecnica, ma anche di pensiero e visione. 
È
un piccolo viaggio in cui la provocazione si trasforma in occasione
di riflessione, e l’arte contemporanea diventa finalmente qualcosa
che possiamo cercare di comprendere, anche se non sempre riusciamo ad
apprezzarla fino in fondo.
 
	
	
	
	
Frasi sottolineate
Potevo
farlo anch’io, ma non ci ho pensato, pensavo ad altro, e guardando
il muro bianco del mio salotto sognavo magari di poter comprare un
bel paesaggio di montagna. Il bello dell’arte sta proprio nel fatto
che, no,non potevamo farlo anche noi.
Ogni
libro sull’arte che voglia essere una critica e un dibattito è un
processo a porte chiuse dove il giudice, l’accusa, la difesa, la
giuria e il boia sono una persona sola, l’autore. Il processo però
si riapre una volta che il libro finisce nelle mani del lettore e
sarà allora l’autore a diventare imputato.
Francesco Bonami – Lo potevo fare anch’io (Ed. Piccola biblioteca Oscar Mondadori) 
 
