Nel settembre del 1942, Frankl fu deportato nel campo di Theresienstadt. Successivamente passò per Auschwitz, Kaufering III e Türkheim: quattro campi di concentramento. Ne uscì vivo! "Uno psicologo nei lager" è un libro che è nato da queste esperienze.
Non è un libro facile da catalogare. Non è un memoriale, anche se racconta la dura realtà dei campi. Non è un saggio di psicologia.
È, però, una testimonianza della straordinaria
capacità umana di resistere, di scegliere, anche nel buio più
profondo.
Frankl ha osservato se stesso e gli altri prigionieri
con lo sguardo di uno studioso, ma anche con quello di un uomo
ferito.
Ha cercato di capire perché alcuni abbiano ceduto
e altri, nonostante le sofferenze inimmaginabili, siano riusciti a
mantenere viva una scintilla interiore.
La risposta non l’ha
trovata nella forza fisica, né in una speranza vaga del “andrà
tutto bene”.
È piuttosto nella capacità di dare un significato alla propria sofferenza, di trovare un senso anche dove sembra non essercene affatto.
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