Una scuola che pensa, ascolta e resiste al vento contrario
"I bambini ci guardano"
di Franco Lorenzoni non si tratta di un saggio accademico, né di un
manuale, e nemmeno di un diario scolastico nel senso più stretto del
termine. È qualcosa di unico, e forse più prezioso è un racconto
sincero e autentico di un insegnante che ha scelto di praticare
un’educazione diversa, attenta e lenta. Una scuola che non si
lascia trascinare dalle mode didattiche, ma si ferma ad ascoltare.
Lorenzoni non offre risposte
facili. Non dà formule preconfezionate. Al contrario, si muove con
l’umiltà di chi sa che l’educazione non è una scienza esatta.
Apre spazi, pone domande e invita a riflettere. E i bambini
rispondono: con parole che sorprendono, emozionano e spesso disarmano
per la loro chiarezza.
Si affrontano temi importanti:
migrazioni, guerre, giustizia, libertà, ma lo si fa dal punto di
vista di una classe elementare. E funziona. Perché Lorenzoni crede
davvero che anche i più piccoli possano confrontarsi con le
questioni fondamentali della vita. Non per semplificarle, ma per
guardarle con occhi nuovi. Più liberi, meno condizionati.
In questo viaggio, l’autore
intreccia filosofia, storia, matematica, arte e teatro con
naturalezza. Senza forzature. Perché la conoscenza non è divisa in
compartimenti stagni, e l’intelligenza fiorisce proprio nei punti
di contatto tra le diverse discipline.
La scuola descritta in questo libro non è perfetta, ma è viva. È una scuola che sbaglia, che sperimenta e che si mette in discussione. Ed è proprio per questo che riesce a educare davvero: non forma allievi obbedienti, ma cittadini pensanti. "I bambini ci guardano" è anche una dichiarazione civile. Contro la scuola che costruisce ponti e non barriere.
I bambini ci guardano. Una esperienza educativa controvento
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