Ho
appena finito di leggere i “Diari segreti di Spandau” di Albert
Speer.
Provo a condensare in poche frasi un libro che tratta di un periodo
storico che ancora provoca dolore al solo pensiero. Non
mi ricordo quale sia stato il flusso di pensieri che mi ha portato a
cercare ed infine a leggere questo libro. Per chi non conosce di cosa
stia parlando faccio un accenno sul suo autore: Albert Speer, anche
soprannominato l'Architetto del Diavolo, è stato l'architetto di
fiducia di Adolf Hitler; ebbe l'incarico di mettere su carta le idee
architettoniche del Fuhrer in merito alla nuova Berlino, e questa
fiducia gli valse durante la II Guerra Mondiale la nomina a Ministro
degli Armamenti del Reich.
Il
libro, come si può capire, è un diario dei suoi 20 anni passati in
prigione a seguito del processo di Norimberga, una cronaca quasi
giornaliera condita da riflessioni e descrizioni delle attività
svolte all'interno del carcere, delle dinamiche tra prigionieri e
carcerieri.
Le
riflessioni che ho fatto durante la lettura sono state molteplici,
per esempio: che tipo di uomo era Speer, perché, di fondo, al di là
di tutto quanto ha scritto,
ho percepito che si riteneva non colpevole nei confronti dei capi
d'imputazione per cui era stato condannato (pur essendosi dichiarato
colpevole durante il processo); anzi in alcune sue riflessioni
considera i suoi carcerieri altrettanto colpevoli in quanto anche
loro hanno utilizzato in maniera coatta i prigionieri per farli
lavorare come lui fece con gli ebrei, peccato che l'alternativa fosse
il campo di concentramento, in
più occasioni mostra gratitudine nei confronti di Hitler, dando
rilievo ai suoi sogni di grandezza come architetto, mettendo su un
piano secondario il lucido progetto di genocidio, che fu messo in
atto, dei morti che la guerra ha provocato, come del resto ogni
guerra provoca. Anche le critiche che muove nei confronti di Hitler
sono enfatizzate più per le sue scelte architettoniche che per
altro. Un'altra riflessione che mi è nata è stata quella
dell'utilità dell'impianto carcerario di Spandau, che vedeva la
presenza contemporanea dei carcerieri delle quattro potenze
vincitrici la guerra, 4 direttori, sempre uno per nazione vincitrice
del conflitto, il tutto per controllare i 7 prigionieri e per
controllarsi a vicenda. Tutto questo dispiegamento di forze non è
riuscito ad impedire la fuoriuscita di informazioni dal carcere,
questi diari ne sono la testimonianza, un dispendio di energie e
denaro che forse oggi, con il senno di poi, non so quanto sia stato
utile ed educativo (sic!).
Albert Speer – Diari segreti di
Spandau
1965, 534 pagine edizioni Mondadori.
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