sabato 30 gennaio 2016

Jonas Jonasson - Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve

Ho appena finito di leggere “Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve” di uno scrittore svedese, Jonas Jonasson, svedese come Stieg Larsson, lo scrittore della trilogia Millennium, e come lui premiato con lo “Swedish Book Seller Award”. Analogamente a Larsson, anche da questo libro e' stato tratto un film, ma le analogie terminano qui dato che Jonasson si sta godendo i frutti del proprio lavoro, mentre Larsson direi proprio di no.
Il libro narra le vicende di Allan Karlsson, dal momento della sua evasione da un ospizio. Ci sono due aspetti curiosi: il primo è che il “fuggitivo” è un centenario, il secondo che decide di farlo proprio il giorno del suo compleanno, con tutte le autorità in attesa pronte a festeggiarlo con tanto di troupe giornalistica. Lui, come si scoprirà in seguito, fa sempre di testa propria e quindi decide di scappare dai festeggiamenti, dalla casa di riposo e anche dall'arcigna infermiera. La prima avventura che gli capita è quella di sottrarre una voluminosa valigia ad un ragazzo zotico, azione che darà origine a tutta una serie di avventure surreali che vedranno come protagonisti diversi personaggi, una persona odiata da tutti per via del fatto che è un malvivente, un quasi laureato in tutte le discipline universitarie, una quarantenne rossa di cui si invaghisce uno dei protagonisti e un detective che cerca di capire cosa stia accadendo/combinando questo vecchietto, e mentre la trama si svolge si viene a conoscenza di quali fatti mirabolanti sia stato protagonista il centenario. Scopriamo così, tra le altre cose, che è stato suo l'apporto decisivo alla creazione della bomba atomica, così come è stato sempre lui il “responsabile” dell'attacco di cuore fatale a Stalin: insomma, là dove la Storia era pronta a cambiare lui ne era un diretto protagonista. Ma cosa c'è nella valigia da indurre il protagonista a continuare la fuga? Il libro è lineare, senza troppi fronzoli, e nella normalità della scrittura piazza qua e là delle freddure molto british che strappano una risata. Il libro è superiore al film.

Frasi da ricordare
E' troppo lungo da riportare ma e' esilarante l'incontro tra Benny, uno dei protagonisti (il quasi laureato in diverse materie) e suo fratello Bosse.

(Durante una lite tra Benny e suo fratello Bosse interviene come paciere Allan). La soluzione, proseguì Allan, il più delle volte consisteva nello scolarsi una bella bottiglia di acquavite intorno ai 75 gradi e guardare il futuro. L'unico triste dettaglio era che Benny era astemio. Allan avrebbe assunto volentieri la sua quota alcolica, ma l'effetto sarebbe stato diverso.

Allan non era il tipo da crearsi aspettative inutili (e neanche utili) su quanto sarebbe successo di lì a poco ciò che doveva accadere sarebbe accaduto, e poi non aveva senso fasciarsi la testa in anticipo.

Poco dopo il padre fini inghiottito da una palude nel tentativo di salvare una mucca. Anche in questo caso Julius soffrì molto, essendo parecchio legato all'animale.

Anche se era un prete, Allan provò un moto di compassione per il suo compagno di cella.

... secondo entrambi (Allan e il Gambero) l'armonia suprema (il nirvana) si raggiungeva comodamente spaparanzati su una sdraio, con un clima caldo e soleggiato e un cameriere che serviva bevande fresche, di vario genere. (Come non essere d'accordo).

La sua esistenza era stata eccitante ma niente durava in eterno, a parte l'idiozia umana.


Nessun commento:

Posta un commento