Un arbitro viene trovato morto ammazzato in un boschetto, poco dopo una partita da lui arbitrata.
Gli investigatori sospettano un padre tifoso, che ha avuto un atteggiamento sopra le righe, a causa di alcune decisioni arbitrali, ma, durante le indagini si scopre che non è lui l’autore dell’omicidio.
L’arbitro era un rifugiato afgano: sarà stato il regime dei talebani che sta facendo i conti con i dissidenti?
E l’arbitro era solo un semplice meccanico?
In questo intreccio di vicende transnazionali, dove il passato non è mai definitivamente dimenticato, si trovano ad indagare due personaggi non proprio ortodossi: una poliziotta e uno psicologo.
La prima, abita in un quartiere malfamato di Stoccolma con un fratello, non proprio rispettoso della legge; l’altro, caduto in disgrazia, ad un passo dal suicidio.
Sarà una nuova serie?
Un libro scorrevole, dove l’Afganistan offre uno spunto per costruirci un giallo. Molto interessante questa nuova coppia, chissà se sarà protagonista di altre vicende.
Frasi sottolineate
Ma quando mai la vita è quella che si desidera?
<<Obscuritas>> … Mancanza di luce e mancanza di chiarezza.
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