“Poverina” di Chiara Galeazzi – Una voce che si rialza, un corpo che ricomincia
Un attacco di panico, o almeno così sembrava. Chiara si trovava da sola in casa, con il cuore che batteva all'impazzata, il respiro affannato e un corpo che sembrava non rispondere. Ma non era panico. Era un ictus. A soli trentasei anni.
"Poverina" non è solo la cronaca di un evento traumatico. È il diario lucido e spietato di un anno sospeso, in cui Chiara Galeazzi, giornalista, autrice e voce brillante della contemporaneità, si confronta con la fragilità del corpo e, insieme, con la narrazione di sé.
Il titolo, "Poverina", è una trappola semantica: da un lato evoca lo sguardo pietoso, spesso paternalistico, che si posa sulla malattia degli altri, un modo per ridurre il dolore altrui a qualcosa che ci fa sentire più al sicuro. Dall'altro, è una provocazione. Perché Galeazzi non cerca compassione, né indulgenza. Vuole parole per raccontare la verità di ciò che le è accaduto, senza filtri e senza eroismi.
Il suo percorso di riabilitazione, fisica, emotiva e sociale, è segnato da domande più che da certezze. Perché è successo a me? Tornerò mai come prima? Posso ancora fidarmi del mio corpo? E, soprattutto, come si vive quando tutto ciò che ti definiva, il lavoro, la velocità, la voce, viene messo in discussione? Chiara riprende a camminare, a muovere una mano, a scrivere. E mentre lo fa, smantella con un'ironia affilata e una lucidità chirurgica la retorica della malattia “che ti cambia in meglio”. Non c'è spazio per edulcorazioni. C'è invece spazio per l'onestà di chi riconosce che la paura è ancora presente, che la fatica non sempre si trasforma in forza, e che guarire non significa tornare indietro, ma piuttosto iniziare un nuovo capitolo tutto da esplorare.
La scrittura è asciutta e precisa, capace di passare da toni incisivi a momenti di dolcezza in un attimo. Non c’è mai un senso di compiacimento, eppure ogni pagina è intrisa di una voce incredibilmente personale, in grado di parlare anche a chi non ha vissuto quella paura. È una voce che si racconta senza cercare di diventare un simbolo, ma proprio per questo riesce a toccare tutti. "Poverina" è un libro imprescindibile. Non solo per ciò che dice sulla malattia, ma anche per ciò che ci spinge a riflettere su come la società tratta chi si trova in difficoltà. È un memoir che si trasforma in un saggio esistenziale, un diario di una battaglia silenziosa, un atto di coraggio sobrio. Di quelli che non fanno rumore, ma che lasciano un'impronta profonda.
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