domenica 7 dicembre 2025

Roberta Milanese – L’ingannevole paura di non essere all’altezza (ed. Ponte alle grazie)

Ci sono momenti in cui la vita sembra seguire un meccanismo strano: desideriamo fare un passo avanti, ma qualcosa, spesso un’ombra che conosciamo fin troppo bene, ci frena. È il regno del “vorrei ma non posso”, un luogo popolato da paure sottili e da blocchi che costruiamo noi stessi. Roberta Milanese, nel suo libro L’ingannevole paura di non essere all’altezza, parte proprio da qui. L’autrice osserva con uno sguardo chiaro e compassionevole come quella sensazione di non essere all’altezza non derivi da reali incapacità, ma da tentativi goffi di proteggerci: il perfezionismo che diventa una gabbia, l’ipercontrollo che ci sfugge di mano, il bisogno di conferme che si moltiplica senza mai essere sufficiente. Un mosaico di abitudini mentali che, invece di salvarci, ci intrappola. Milanese non si perde in teorie astratte. Preferisce la concretezza delle storie, quegli esempi che brillano come lampi nella notte. Mostra persone che arrivano in terapia con il passo incerto di chi teme di non essere all’altezza. Sono donne e uomini a cui la paura ha rubato la libertà, finendo per scivolare in un gorgo silenzioso. Ed è proprio attraverso le domande giuste, quelle che rompono gli automatismi e le convinzioni radicate, che l’autrice racconta come queste persone riescano lentamente a trovare un appiglio, un punto da cui ricominciare a respirare. Il merito maggiore del libro risiede in questa apparente semplicità. Milanese guida il lettore senza pretese di superiorità, con uno stile chiaro che non sacrifica la profondità. Ogni esempio clinico è una scena fondamentale, costruita con l’economia narrativa di chi sa che la verità delle cose non ha bisogno di effetti speciali.

Le soluzioni che vengono proposte non sembrano affatto delle imposizioni dall’alto, ma piuttosto dei percorsi che si svelano gradualmente, un po’ come fa un investigatore che, dopo aver osservato a lungo, inizia finalmente a mettere a fuoco la situazione. E ciò che riesce a vedere è la concreta possibilità di un cambiamento. Certo, chi si aspetta un trattato teorico potrebbe rimanere sorpreso dalla natura divulgativa del testo. Ma sarebbe un errore di valutazione. Infatti, il libro non cerca di convincere attraverso l’autorità di un linguaggio specialistico; piuttosto, desidera aprire nuove prospettive, suggerire modi di pensare diversi e far intravedere un’uscita dove prima c’era solo un muro. In sostanza, L’ingannevole paura di non essere all’altezza è un piccolo manuale che aiuta a distaccarsi dalle trappole interiori, scritto con la precisione e la cura di chi conosce bene sia le ferite che le risorse delle persone. È un invito gentile, e per questo ancora più potente, a smettere di dire “non posso” quando il vero ostacolo non è il mondo esterno, ma il modo in cui lo percepiamo.


Frasi sottolineate

Solo «evitando di evitare» quello che la vita ci propone, possiamo metterci alla prova e sviluppare le nostre capacità. L’autostima si guadagna sul campo dimostrando a noi stessi che siamo in grado di fare concretamente, non è un dono del cielo.

 L'ingannevole paura di non essere all'altezza. Strategie per riconoscere il proprio valore

domenica 30 novembre 2025

Ernest Cline – Ready Player One (trad. Laura Spini – ed. Mondadori)

Ci sono libri che arrivano quando meno te lo aspetti, proprio quando pensi di aver già messo a fuoco una storia perché l’hai vista al cinema. Ready Player One è uno di quei casi in cui la pagina riordina tutto, aggiunge profondità e apre porte che la versione cinematografica, per sua natura, non riesce a contenere. È stato così anche per me: ho scoperto il romanzo solo dopo aver visto il film, rivelando un mondo più complesso, stratificato e autentico.
 
Cline dipinge una società in cui il confine tra fuga e sopravvivenza si fa sottile. La realtà quotidiana è degradata, a volte ostile; al contrario, la vita nell’OASIS rappresenta una promessa di infinite possibilità. Un rifugio che, come tutti i rifugi, può trasformarsi in una prigione o in un’opportunità, a seconda di chi lo abita e del motivo per cui ci entra.
 
Il protagonista, Wade Watts, è un ragazzo brillante e solitario. Non cerca solo un tesoro digitale: è in cerca di un posto nel mondo, di un senso, di una direzione. La caccia all’Easter egg, un rompicapo lasciato dal creatore dell’OASIS prima di morire, diventa così una chiara metafora della crescita, delle scelte e dei sacrifici. La lettura scorre veloce, grazie alla lingua semplice e precisa di Cline, ma lascia dietro di sé un velo di malinconia e domande che rimangono.
 
Uno dei punti di forza del romanzo è la sua capacità di parlare di cultura nerd, videogiochi e citazioni degli anni ’80 senza cadere nella nostalgia fine a se stessa. Ogni riferimento non è un semplice ammiccamento, ma un pezzo di una storia che avanza con una logica interna. E sotto il gioco si nasconde una questione più seria: il conflitto tra chi desidera mantenere l’OASIS libero e chi lo vede come un affare miliardario. Una lotta che non rimane confinata nel mondo virtuale, ma si riversa nella realtà, con conseguenze brutali.
 
Leggendo, si capisce quanto sarebbe stato difficile portare tutto questo sul grande schermo senza dover sacrificare qualcosa. Il libro è pieno di pause, digressioni, dettagli e momenti di riflessione: quella zona grigia in cui si formano i personaggi e si chiarisce la verità delle loro azioni.
 
Ready Player One è quindi molto più di una semplice avventura futuristica. È una storia che parla di fuga e ritorno, delle illusioni necessarie e dei pericoli legati al potere. Un romanzo che esplora mondi virtuali, ma che alla fine invita il lettore a guardare con maggiore attenzione il mondo reale.

 

Frasi sottolineate

«Ho creato OASIS perché non sentivo di avere un posto, nel mondo reale. Lì, non sapevo come creare un legame con le persone. Ho avuto paura per tutta la mia vita. Fino al momento in cui ho saputo che stava finendo. Solo a quel punto ho compreso che, per quanto terrificante e dolorosa possa essere la realtà, è l’unico posto in cui si può trovare la vera felicità. Perché la realtà… è reale. Mi capisci?»

Ready Player One - Ernest Cline - copertina 

domenica 23 novembre 2025

Haruki Murakami – Uomini senza donne (trad. Antonietta Pastore - ed. Einaudi)

"Uomini senza donne" è un libro d'amore e mistero raccontato con delicatezza che solo Haruki Murakami sa fare. Il libro è una raccolta di sette racconti che si avvicinano a te in punta di piedi e, senza che tu te ne accorga, mettono ordine, o disordine, nei tuoi pensieri.

Al centro di tutto, un tema che sembra semplice: la solitudine maschile. Non quella solitudine che fa rumore e si fa notare, ma quella più sottile, che si insinua nelle crepe della vita. Murakami la racconta con uno stile chiaro e misurato, ma capace di toccare il surreale. È il suo modo di farci capire che, se guardiamo bene, la realtà non è mai completamente razionale.

I protagonisti sono uomini comuni, di quella quotidianità che spesso nasconde dolori silenziosi, mancanze difficili da spiegare e domande senza risposta. La perdita, che sia dell’amore, della fiducia o della propria identità, è il filo conduttore delle storie. Murakami osserva senza giudicare, lasciando che i personaggi si muovano liberamente, con la discrezione di chi sa che nessuno può davvero comprendere cosa accade dentro un altro.

La raccolta si snoda attraverso episodi, ognuno con la sua particolare temperatura emotiva:

Un attore che, conversando con la sua autista, affronta il tradimento della moglie e l’incontro ambiguo con l’ultimo amante di lei.

Due studenti, un universitario e un ronin, alle prese con un triangolo affettivo che si rivela più un esercizio di autoinganno che una vera storia d’amore.

Un giovane innamorato di una donna sposata che si interroga, con sorprendente semplicità: “Che cosa sono io?”

Habara, costretto a vivere in isolamento, che riceve visite regolari da una misteriosa “addetta al collegamento”, pronta a offrirgli sesso e racconti enigmatici.

Kino, un uomo lasciato dalla moglie, che sembra accettare tutto con una calma apparente. Una calma che, come spesso accade, nasconde molto più di quanto mostra.

Immaginate Gregor Samsa, reinterpretato da Murakami, che si risveglia in una stanza vuota, privo di memoria: un tributo a Kafka che si trasforma in una metafora della frantumazione dell’identità.

Il racconto conclusivo, Uomini senza donne, racchiude il significato profondo dell’intera raccolta: cosa rimane quando una donna che abbiamo amato svanisce dalla nostra vita.


Murakami non ci offre risposte facili né consolazioni. Ci invita a guardare la vulnerabilità emotiva maschile senza pregiudizi, con la lucidità di chi comprende che, a volte, il dolore più intenso è quello che non si fa sentire.


Frasi sottolineate

Misaki abbassò il vetro e con l’accendisigari della macchina si accese la Marlboro. Aspirò profondamente il fumo, gli occhi socchiusi. Lo tenne per un po’ nei polmoni, poi lo soffiò lentamente fuori dal finestrino.

– Potrebbe esserle fatale, lo sa? – le disse Kafuku.

– Be’, se è per questo, la vita stessa è un rischio fatale.


I ricordi cambiano di continuo, è inevitabile.


Non c’è operazione estetica che possa alzare le capacità intellettive di una persona.


Amare significa proprio questo. Si perde il controllo del proprio cuore, si ha l’impressione di venire travolti da una forza irragionevole.

Uomini senza donne - Haruki Murakami - copertina 

 

domenica 16 novembre 2025

Tim Marshall – Le 10 mappe che spiegano il mondo (trad. Roberto Merlini ed. Garzanti)

 

“Le 10 mappe che spiegano il mondo” di Tim Marshall – Quando la geografia diventa destino

Ci sono idee che sembrano ovvie solo dopo che qualcuno ha avuto il coraggio di esprimerle chiaramente. Tim Marshall, giornalista e analista politico, mette in evidenza una di queste nel suo libro "Le 10 mappe che spiegano il mondo": la geografia non è solo uno sfondo, ma una vera e propria protagonista della storia umana.

Attraverso dieci mappe, Russia, Cina, Stati Uniti, Europa, Africa, Medio Oriente, India e Pakistan, Corea e Giappone, America Latina e Artico, Marshall ci offre un racconto che intreccia la concretezza della terra con la complessità della politica. Montagne, fiumi, deserti e coste diventano personaggi con una volontà propria, capaci di influenzare decisioni, guerre e alleanze.

Il lettore è guidato in un viaggio che è sia narrativo che analitico. Così, si scopre la Russia e la sua incessante ricerca di un porto che non geli; la Cina, spinta verso il mare più per necessità strategica che per ambizione; gli Stati Uniti, protetti dagli oceani ma segnati da fratture interne; l’Africa, intrappolata in confini tracciati da mani che non conoscevano il continente.

Marshall ci ricorda che il presente è il risultato del passato, e che il passato, a sua volta, è influenzato dalla geografia. È una visione deterministica, certo, ma non rigida: il terreno influisce, orienta e costringe, ma lascia anche spazio alla libertà e all’imprevedibilità umana.

La forza del libro è nella sua chiarezza. Affronta i temi complessi di geopolitica, l'autore sa raccontare le difficoltà senza perderne la profondità. È un saggio, ma si legge come un racconto.

In un'epoca in cui l'informazione è dispersa e la complessità può intimorire, "Le 10 mappe che spiegano il mondo" ci invita a dare un nuovo sguardo alle mappe, a riflettere con la mente e con gli occhi. E ci ricorda che, prima di discutere di ideologie o strategie, dovremmo prestare attenzione al terreno su cui camminiamo.

 Le 10 mappe che spiegano il mondo – Tim Marshall

Le 10 mappe che spiegano il mondo - Tim Marshall - copertina 

domenica 9 novembre 2025

Andrea Delogu – Dove finiscono le parole (ed. Rai libri)

 

Ci sono storie che non nascono per insegnare, eppure riescono a farlo con una naturalezza sorprendente. "Dove finiscono le parole. Storia semiseria di una dislessica" di Andrea Delogu è proprio una di queste. Questo libro parla di lettura, scuola, crescita, ma soprattutto di accettazione.

Delogu condivide la sua esperienza con la dislessia in modo così sincero e diretto che sorprende. Da bambina, le lettere le apparivano come “segni indecifrabili e oscuri”, un labirinto in cui ogni parola diventava una vera e propria sfida. In un periodo in cui la dislessia non era ancora riconosciuta o compresa, chi faticava a leggere veniva spesso etichettato come svogliato o distratto. Lei era una di quelle bambine.

Nel libro, Andrea ripercorre la sua infanzia e adolescenza, fino all'età adulta, quando finalmente riceve la diagnosi. È un momento che cambia tutto: non perché le difficoltà svaniscano, ma perché finalmente hanno un nome, un significato, una spiegazione. E a volte, questo è tutto ciò che serve per iniziare a guardarsi con più gentilezza.

Dietro l'immagine pubblica della conduttrice brillante e sorridente, si nasconde una donna che ha dovuto combattere contro un sistema scolastico impreparato, ma anche contro se stessa e l'idea di “non essere abbastanza”. La scrittura di Delogu è diretta, ironica e mai vittimista. Forse è proprio questa leggerezza che le consente di affrontare un tema così complesso senza gravità.

"Dove finiscono le parole" non è solo un memoir: è una piccola dichiarazione d’amore per le diversità, un messaggio di incoraggiamento per chi affronta difficoltà di apprendimento o, più in generale, per chi ha mai sentito di non essere “alla pari” con gli altri.

Alla fine, rimane l’eco di una frase non scritta ma percepita: non sei tu a essere sbagliato, è il mondo, spesso, a non aver ancora imparato a leggerti.

Andrea Delogu – Dove finiscono le parole (ed. Rai libri) 

Dove finiscono le parole. Storia semiseria di una dislessica - Andrea Delogu - copertina 

domenica 2 novembre 2025

Frank Gramuglia – Il taccuino della vergogna (ed. 96 Rue de-La-Fontaine Edizioni)

Ci sono libri che non cercano di compiacere. Non si sforzano di essere “carini” o di offrire consolazione. Il taccuino della vergogna di Frank Gramuglia è uno di quei libri che ti pongono di fronte alla realtà, senza filtri e con un’ironia amara che sa di verità.

Il protagonista, Federico, è un uomo disincantato, cinico e insofferente. Osserva il mondo da una certa distanza, forse per proteggersi. Le sue relazioni, con le donne, con gli amici, con il lavoro, non sono mai davvero solide, eppure portano con sé la forza delle cose autentiche. Federico ama il sesso, disprezza la monogamia e sembra incapace di fermarsi. Ma dietro la sua ironia e il linguaggio crudo e disinvolto, si nasconde una malinconia profonda: quella di chi fatica a trovare il proprio posto nel mondo.

Gramuglia racconta questa storia, o meglio, questa serie di frammenti di vita, in prima persona, con uno stile asciutto e diretto. Non ci sono abbellimenti, né l’intento di costruire una trama nel senso classico. È un racconto per istantanee: momenti, pensieri, riflessioni e le frustrazioni quotidiane.

Il risultato è un mosaico disordinato ma vibrante, in cui ci si può facilmente riconoscere, soprattutto se si appartiene a quella generazione che lavora tanto, guadagna poco e spesso si sente “presa in giro dalla vita”.

Il linguaggio è volutamente ruvido, a tratti quasi sgraziato, ma sempre sincero. Gramuglia non cerca la frase perfetta, ma quella vera. E questa verità, anche quando è scomoda, arriva. Arriva con forza.

Non sorprende che qualcuno abbia definito il suo stile “realismo sporco”: racconta il mondo per quello che è, senza maschere, e lo fa con una voce che sa essere ironica, graffiante, ma anche profondamente umana.

Chi conosce Frank Gramuglia per il suo lavoro da influencer riconoscerà in queste pagine la stessa incisività con cui, sui social, ha smontato le ipocrisie del mondo del lavoro e della società. Ma Il taccuino della vergogna va oltre: qui si esplora una dimensione più intima e vulnerabile. È come se, dietro il sarcasmo, si aprisse una finestra sull’autenticità, quel momento in cui la battuta cede il passo alla verità.

È un libro che può suscitare opinioni contrastanti. C’è chi lo troverà eccessivo, duro, persino sgradevole. E chi, al contrario, lo percepirà come necessario. Perché non cerca di consolare, ma di esprimere le cose per come sono. E a volte, è proprio da questo punto che inizia la vera comprensione.


Frasi sottolineate

«Vedi Ale, spesso a causa di amici e parenti che non vogliono essere spietati, la gente spreca le proprie vite illudendosi di qualcosa che non esiste.

Davo molta importanza all’amicizia. Era più sincera dell’amore perché non c’era di mezzo il sesso. Era in qualche modo disinteressata, l’amicizia.

Il tempo aggiustava sempre tutto. Era il miglior riparatore dei legami. Nessuno era esattamente lo stesso una volta che fosse passato il giusto quantitativo di tempo.

 Frank Gramuglia – Il taccuino della vergogna

Il taccuino della vergogna - Frank Gramuglia - copertina 

domenica 26 ottobre 2025

Gessica Notaro – Nata sotto una buona Stella (ed. Mondadori)

 

Ci sono storie che conosciamo già, almeno a grandi linee. Storie di cronaca, raccontate e consumate dai media, che rischiano di ridursi a una data, a un volto, a una tragedia. Quella di Gessica Notaro è una di queste. Eppure, in "Nata sotto una buona stella", la sua voce riesce a restituire profondità e verità a ciò che spesso è stato solo un rumore di fondo.

Gessica racconta la sua vita con una sincerità disarmante. Dalla perdita precoce del fratello, del padre, alla passione per l’equitazione e per gli animali, un amore che la accompagna per tutta la vita, fino a quella relazione sbagliata, lenta e tossica, che si trasforma in una prigione. All’inizio c’è l’amore, o qualcosa che gli somiglia. Poi arrivano i segnali disfunzionali, i piccoli abusi quotidiani che erodono la libertà. Lei non li riconosce subito. Lui stringe un cappio invisibile, fatto di parole, di controllo, di paura. Fino a quando la violenza esplode in tutta la sua ferocia.

Con il senno di poi, è facile giudicare. Ma Gessica, in queste pagine, non chiede giudizio. Chiede comprensione, consapevolezza. Racconta per mettere in guardia chi si riconosce nelle stesse dinamiche e per tendere una mano a chi non riesce ancora a liberarsi, o a chi ce l’ha fatta ma fatica a ritrovarsi.

Il libro non è un catalogo di dolore. È piuttosto un diario di rinascita, un viaggio interiore che attraversa la violenza, la fede, la paura, fino alla possibilità di ricominciare. Scrivendo, Gessica compie un atto di coraggio doppio: rivive la ferita e, allo stesso tempo, la trasforma in testimonianza.

Gessica Notaro – Nata sotto una buona Stella 

Nata sotto una buona stella - Gessica Notaro - ebook